Bartolomeo Eustachio

Alla scoperta di Bartolomeo Eustachio

Ricerca realizzata dalla classe V con il prof. Leonardo Cusini

Bartolomeo Eustachio nasce intorno al 1510 a San Severino Marche, città che si trovava sotto il potere papale. Fino a poco tempo fa non si era certi della sua natalità Settempedana, ma il nome del padre compare negli archivi di San Severino confermando la sua provenienza.

Il padre, Mariano di Matteo Eustachio, trasmise a Bartolomeo e al fratello la passione per la medicina, portandoli così a continuare quello che fu il suo mestiere. Bartolomeo, per approfondire gli studi medici, intraprese un percorso umanistico, imparando la lingua greca, araba, ebraica e latina, lingue indispensabili per la lettura dei testi originali dei maggiori medici. Si dedicò anche allo studio della matematica e della geometria, indispensabili per la riproduzione dell’Architettura del corpo umano.

Una tappa significativa della vita e della carriera dell’Eustachio fu segnata qualche anno più tardi dalla sua chiamata alla Sapienza di Roma. Non è certo però l’anno di inizio del suo insegnamento, nonostante ciò il suo nome figura tra il 1555 e 1568. Si apprende così che era un lettore di medicina pratica insieme a Gaspare Cardano. Alla Sapienza studiò le diverse branche dell’arte del guarire e più particolarmente quelle che hanno per oggetto la conoscenza del corpo umano.

A San Severino fu nominato secondo fisico con la prospettiva di un lavoro da medico e chirurgo; Bartolomeo però non si sentiva apprezzato dalla sua città e si spostò a Urbino. La sua fama così, si estese oltre la sua città natale e anche il duca di Urbino, Guidobaldo Della Rovere, venne a conoscenza della sua bravura. Quest’ultimo era protettore degli scienziati e gran conoscitore delle lettere e delle scienze e per questo accolse Bartolomeo con entusiasmo nella sua corte, nominandolo suo medico personale. Gli attribuì anche altri incarichi grazie ai quali godeva di alcuni privilegi. Durante il suo soggiorno a Urbino, Bartolomeo fece conoscenza con una giovane donna che non viene citata in nessuno dei suoi scritti. Dal matrimonio ebbe almeno un figlio dal nome incerto, che si presume fosse “Ferdinando” o “Ferrante”. Conobbe anche uno studente, Piermatteo Pini, con cui instaura una forte e solida amicizia.

Nel 1549, Giulio Della Rovere, fratello del Duca di Urbino ed eletto cardinale dal papa Paolo III, dovette partire alla volta di Roma così nominò Bartolomeo come suo medico e confidente. Nella capitale Bartolomeo approfondì i suoi studi prediletti, acquistando una tale fama da essere nominato da Carlo Borromeo, nipote di papa Pio IV, medico ordinario. Venne nominato anche protomedico dello Stato Pontificio. Fu il primo ad avere il consenso del Papa per poter dissezionare i cadaveri.

Nella seconda metà del sedicesimo secolo, ottenne la cattedra di anatomia alla Sapienza e introdusse per primo negli ospedali di Roma l’autopsia e il sezionamento di cadaveri, studiandone a fondo la struttura. Così facendo sostituì all’empirismo e alla tradizione dominante l’osservazione e l’esperimento. Si ritirò dall’insegnamento a causa dell’avanzata età e per l’acuirsi della gotta che da tempo lo affliggeva. Nonostante il suo cagionevole stato di salute, continuò ad approfondire i suoi studi ed affronta un lungo e faticoso viaggio alla volta di Fossombrone per prestare le cure mediche al cardinale e suo protettore Giulio Della Rovere che si era ammalato gravemente.

Bartolomeo morì il 27 agosto 1574 proprio a Fossombrone, non riuscendo a raggiungere l’amico. Di certo condusse una vita agiata lasciandoci moltissime opere e scoperte.

Bartolomeo Eustachi scrisse diverse opere incredibilmente importanti per il progresso della medicina

Opuscola Anatomica”, che è la più celebre opera di Eustachio, venne pubblicata per la prima volta nel 1563-64. Qui l’autore racconta la sua lunga formazione in campo scientifico, scendendo nei particolari delle sue dissezioni e dei suoi esperimenti compiuti su uomini e animali. Bisogna far presente che Eustachio ottenne un permesso speciale per poter praticare dissezioni, che a quel tempo non erano assolutamente contemplate dalla chiesa. L’opera in questione, descrive in maniera accurata le osservazioni dell’anatomista, riguardanti in particolare: ossa e loro connessi, unghie, laringe, cartilagine, muscoli, pelle, vene, arterie, nervi, addome, organi, apparato genitale dei due sessi, feto, membrane, cranio ed encefalo.

All’interno di questa grande raccolta, possiamo trovare l’epistola “De Auditus Organis” dove Eustachio, in collaborazione con Pier Matteo Pini, descrive il funzionamento esatto di quelle che poi saranno chiamate le Trombe d’Eustachio.

Vi è anche il “Libellus de Dentibus”, uno dei primi trattati di odontoiatria, dove Eustachio descrive approfonditamente le caratteristiche del dente: numero, forma, varietà e articolazione di essi. Espone anche le gengive, le radici, la prima e la seconda dentizione, le malattie e anomalie dentarie, affrontando inoltre la materia da un punto di vista evolutivo e comparativo.

“De Renum Structura” pubblicato nel 1562 è un trattato sul rene. E’ stata la prima opera specificatamente dedicata a quell’organo: mostra una conoscenza dettagliata del rene che dimostra che possedeva una conoscenza dell’organo superiore a quella dei suoi predecessori, e contiene il primo resoconto della ghiandola surrenale (surrenale ghiandola) e una corretta determinazione dei livelli relativi dei reni.

Una delle sue opere più celebre è Tabule anatomiche incise nel 1552 che gli conferirono l’appellativo di “principe dell’anatomia”. Nella copertina viene rappresentato Eustachio durante una lezione di anatomia, mentre disseziona un cadavere umano nel teatro anatomico di Roma.

Eustachio ebbe il merito di rivoluzionare il mondo dell’anatomia umana compiendo studi sui corpi e dimostrando come non tutto quello che la comunità scientifica avesse accettato e dato per vero, fosse effettivamente corretto.

“Le Tavole Anatomiche” pubblicate dall’amico Lancisi sono 47.

In una lettera Lancisi afferma che vi è una tavola in più rispetto alle quarantasei citate da Eustachio. Le prime otto tavole pubblicate da Lancisi sono quelle sull’anatomia renale, già apparse precedentemente negli “Opuscula Anatomica”.  La serie delle grandi tavole non è completa: sono trentanove e sette sono mancanti.

Per quanto riguarda l’incisione, bisogna distinguere almeno due o tre mani diverse. Eustachio fece assieme a Pier Matteo anche 47 incisioni in rame che avevano lo scopo di illustrare le dissezioni.

A Roma gli fu addirittura dato il raro privilegio di poter approfondire i suoi studi sui cadaveri provenienti da tutti gli ospedali della città, con il consenso del Pontefice Papa Pio IV.

Le maggiori scoperte che portarono Eustachio alla fama furono: una serie di scoperte anatomiche riguardanti ossa, muscoli, nervi e vene; il suo lavoro sui reni, nel quale scoprì le ghiandole surrenali, la sostanza corticale e la sostanza tubulare dei reni; la descrizione del sistema uditivo, e in particolare del canale di comunicazione dell’orecchio medio con la parte posteriore della bocca, che oggi porta il suo nome  (Tromba di Eustachio); studia in profondità l’anatomia dei denti; descrive i talami ottici, i corpi striati, i ventricoli tricorini, le vene della dura meninge; nelle sue tavole sul cervello descrive 9 piani di nervi cranici che corrispondono ai 12 odierni.

Egli è il primo a descrivere con precisione il canale toracico e dimostra la figura dei reni e la loro situazione, le sostanze di cui sono composti, le arterie e le vene che li contornano. Comprende che il cammino delle vene è obliquo e non trasversale come pensava Vesalio; esamina anche la colonna vertebrale dell’uomo e descrive le varie specie di vertebre; inoltre scopre i vari apparati della testa, le masse laterali e le loro facce. Dobbiamo a lui anche la scoperta dei bulbi dentigenei e della cavità del dente che, a suo dire si trova nella radice e si divide in rami a seconda del numero delle radici. Ciò esiste solamente negli individui giovani e tende a scomparire negli anziani. Egli parla della cavità dentale che contiene una sostanza molle che probabilmente serve alla nutrizione del dente e raccomanda lo studio dei denti di bue o di montone e di giovani individui; riguardo le orecchie è nota generalmente come tromba di Eustachio quella formazione, che mette in comunicazione la cavità timpanica con la farina che porta il suo nome. La descrive minuziosamente, ne determina la forma, la posizione e il decorso della parte ossea. Descrive il passaggio della parte ossea nella porzione cartilaginea, il decorso di questa e la sua apertura nella faringe. Eustachio conosceva anche la membrana fibrosa che si fissa sui margini della doccia formata dalla parte cartilaginea della tromba e la completa nella sua metà anteriore. Nella chiocciola Eustachio distingue una parte ossea ed una membranosa (scopre fatti nuovi o li corregge). Egli non si limita all’osservazione di pura anatomia umana, ma fa anche studi comparativi. Non coltiva solo l’anatomia normale, ma anche la patologica. Sentiva la necessità di confrontare i reperti degli organi sani con quelli alterati e l’autopsia dei cadaveri animali era importante per comprendere le cause delle alterazioni. Utilizzava come strumenti dei mezzi di ingrandimento ricavati da vetri artificiali, per migliorare la vista e ingrandire gli oggetti.

Eustachio ebbe il merito di rivoluzionare il mondo dell’anatomia umana compiendo studi sui corpi e dimostrando come non tutto quello che la comunità scientifica avesse accettato e dato per vero, fosse effettivamente corretto. “Le Tavole Anatomiche” pubblicate dall’amico Lancisi sono quarantasette. In una lettera Lancisi afferma che vi è una tavola in più rispetto alle quarantasei citate da Eustachio. Le prime otto tavole pubblicate da Lancisi sono quelle sull’anatomia renale, già apparse precedentemente negli “Opuscula Anatomica”.  La serie delle grandi tavole non è completa: sono trentanove e sette sono mancanti. Per quanto riguarda l’incisione, bisogna distinguere almeno due o tre mani diverse. Eustachio fece assieme a Pier Matteo anche 47 incisioni in rame che avevano lo scopo di illustrare le dissezioni. A Roma gli fu addirittura dato il raro privilegio di poter approfondire i suoi studi sui cadaveri provenienti da tutti gli ospedali della città, con il consenso del Pontefice Papa Pio IV. Le maggiori scoperte che portarono Eustachio alla fama furono: una serie di scoperte anatomiche riguardanti ossa, muscoli, nervi e vene; il suo lavoro sui reni, nel quale scoprì le ghiandole surrenali, la sostanza corticale e la sostanza tubulare dei reni; la descrizione del sistema uditivo, e in particolare del canale di comunicazione dell’orecchio medio con la parte posteriore della bocca, che oggi porta il suo nome  (tromba di Eustachio); studia in profondità l’anatomia dei denti; descrive i talami ottici, i corpi striati, i ventricoli tricorini, le vene della dura meninge; nelle sue tavole sul cervello descrive 9 piani di nervi cranici che corrispondono ai 12 odierni. Egli è il primo a descrivere con precisione il canale toracico e dimostra la figura dei reni e la loro situazione, le sostanze di cui sono composti, le arterie e le vene che li contornano. Comprende che il cammino delle vene è obliquo e non trasversale come pensava Vesalio; esamina anche la colonna vertebrale dell’uomo e descrive le varie specie di vertebre; inoltre scopre i vari apparati della testa, le masse laterali e le loro facce. Dobbiamo a lui anche la scoperta dei bulbi dentigenei e della cavità del dente che, a suo dire si trova nella radice e si divide in rami a seconda del numero delle radici. Ciò esiste solamente negli individui giovani e tende a scomparire negli anziani. Egli parla della cavità dentale che contiene una sostanza molle che probabilmente serve alla nutrizione del dente e raccomanda lo studio dei denti di bue o di montone e di giovani individui; riguardo le orecchie è nota generalmente come tromba di Eustachio quella formazione, che mette in comunicazione la cavità timpanica con la farina che porta il suo nome. La descrive minuziosamente, ne determina la forma, la posizione e il decorso della parte ossea. Descrive il passaggio della parte ossea nella porzione cartilaginea, il decorso di questa e la sua apertura nella faringe. Eustachio conosceva anche la membrana fibrosa che si fissa sui margini della doccia formata dalla parte cartilaginea della tromba e la completa nella sua metà anteriore. Nella chiocciola Eustachio distingue una parte ossea ed una membranosa (scopre fatti nuovi o li corregge). Egli non si limita all’osservazione di pura anatomia umana, ma fa anche studi comparativi. Non coltiva solo l’anatomia normale, ma anche la patologica. Sentiva la necessità di confrontare i reperti degli organi sani con quelli alterati e l’autopsia dei cadaveri animali era importante per comprendere le cause delle alterazioni. Utilizzava come strumenti dei mezzi di ingrandimento ricavati da vetri artificiali, per migliorare la vista e ingrandire gli oggetti.

Bartolomeo Eustachio è un grande anatomico “dimenticato” così come viene definito da molti studiosi. Egli considerava l’anatomia l’unica conoscenza per esercitare con assoluta precisione l’arte medica. A questo proposito, qualche storico ha affermato che Eustachio fosse il primo a fare sezioni necroscopiche. In riconoscimento del valore della sua attività, ebbe il privilegio di poter investigare sui cadaveri di tutti gli ospedali di Roma (con facoltà assegnatagli dal Pontefice). Si spiega così il grande afflusso di uditori stranieri alle sue lezioni e lo scalpore, non privo di spiacevoli conseguenze polemiche da parte dei suoi colleghi, suscitato dal suo metodo, basato in primo luogo sull’osservazione del corpo umano e sul confronto fra i dati ricavati e la letteratura medica (tradizionalmente legata ai testi di Galeno e di Aristotele).


BIBLIOGRAFIA

Archivio comunale di San Severino Marche, Libro delle entrate e delle spese del Comune di San Severino, San Severino Marche 1538-1541

B. Buccolini, A. Lazzari, G. Colucci, Memorie d’uomini illustri del Piceno, Fermo, 1789-92

Bartolomeo Eustachio, De Renu Structura, Venezia, 1562;

Bartolomeo Eustachio, Libellus de Dentibus, Venezia, 1563;

Bartolomeo Eustachio, Opuscola Anatomica, Venezia, 1563, Libro digitale;

Bartolomeo Eustachio e Pier Matteo Pini, De Auditus Organis, Venezia, 1562;

Bartolomeo Eustachio, Tabulae Anatomicae, Roma, 1552, libro digitale;

Bartolomeo Eustachio, Tabulae Anatomicae, Roma, 1728;

C. Maggioli, Brevi cenni della vita e delle opere di Bartolomeo Eustachi, San Severino Marche, 1886;

G. Natalucci, Medici insigni italiani… nati nelle Marche, Falerone, 1934;

P. Capparoni, Profili bio-bibliogr. di medici e naturalisti celebri italiani dal sec. XV al sec. XVIII, Roma, 1925.

SITOGRAFIA